l’Ucraina di Von Clausewitz – intervista a G. Gaiani

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La guerra in Ucraina secondo Gianandrea Gaiani

Il generale prussiano e teorico della guerra Von Clausewitz scriveva: «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è, dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.»

Partendo da questa celebre frase, abbiamo inteso fare luce sul conflitto ucraino intervistando Gianandrea Gaiani, direttore responsabile di Analisi Difesa (link: www.analisidifesa.it).  Sembra che l’Europa e l’Italia stiano rielaborando il trauma dell’esistenza di una realtà complessa come quella internazionale non senza qualche singulto isterico. Cosa è accaduto e cosa potrebbe accadere in Ucraina e in Europa? chi ci guadagna davvero e chi ci perde? perché la Russia ha invaso l’Ucraina? quale il ruolo della NATO, della Russia e degli europei?

L’avanzata dei carri armati russi nelle pianure ucraine riporta alla memoria epoche passate. L’Europa sta imparando a conoscere nuovamente nomi di località da tempo dimenticate come Kharkov, Poltava,  Odessa. Vecchi simboli, benché in mutati contesti, riappaiono sulle bandiere. In Ucraina sembra si stia rivivendo, in uno spazio geografico immenso ma in un lasso di tempo brevissimo, tutto il ventesimo secolo appena lasciato alle spalle: la guerra convenzionale tra nazioni armate su fronti opposti, fanterie, blindati, sfollati, profughi, propaganda di guerra che rende quasi impossibile comprendere cosa stia davvero accadendo. Ma anche l’incubo nucleare, sia esso evocato dalla massima allerta russa con i suoi missili o il timore che gli scontri possano danneggiare le tante centrali nucleari presenti sul territorio ucraino. Anche in Europa, soprattutto in Europa, dove lo smarrimento di un popolo già provato da due anni complicati, sta prendendo la forma isterica di un fuoco su cui i media e la politica stanno soffiando in modo assai imprudente.

Gianandrea Gaiani, con il suo secco realismo ci aiuta a comprendere cosa sta accadendo oltre la nebbia di guerra e oltre il non meno insidioso smarrimento di un continente che dopo il 1989 si era davvero convinto che la storia fosse finita. E dire che dal 91 ad oggi di guerre ve ne erano già state diverse e nemmeno così lontane dalla vecchia, stanca Europa.

www.ilparadigma.it

la guerra in Ucraina secondo Gianandrea Gaiani

 

 

1 commento

  1. […] Ci ho ripensato tante volte, in questi giorni in cui la guerra sembra esserci impadronita delle menti con la velocità del fulmine. In fondo nessuno detesta tanto profondamente la guerra quanto chi l’ha conosciuta direttamente. Ne ha visto l’effetto devastante sui corpi e le anime. E sa la distanza che passa tra le parole e le cose. Tra le retoriche e la realtà “sul campo”. Può sembrar strano, ma oggi i più prudenti nella generale chiamata alle armi e nell’evitare uno storytelling bellico irresponsabile – che contagia come un virus politici, intellettuali da intrattenimento e giornalisti da talk show –, sono proprio i militari. Quelli veri, intendo, che sono stati in “zona di operazione”, non quelli da tavolino in un qualche ufficio stampa. Il generale Fabio Mini, per esempio, che ha comandato l’interforze nel Kossovo, e che ci ammonisce saggiamente sul pericolo di “credere alla nostra stessa propaganda”, usando toni e argomenti assai meno enfatici di quelli di un Enrico Letta, tanto per fare il nome di un politico da cui ci si aspetterebbero parole di pace e non di guerra. O il generale Giorgio Battisti, presidente della Commissione Militare del Comitato Atlantico Italiano, che fin dal primo giorno ha ammonito sul fatto che in guerra “l’informazione è propaganda”, da entrambe le parti in conflitto, e si è sforzato di raffreddare l’immagine degli scontri in Ucraina come “guerra totale”, che come tale non ammetterebbe trattativa e quindi sia pur parziale riconoscimento delle ragioni reciproche [con lo stesso approccio anche il direttore di “Analisi Difesa” Gianandrea Gaiani]. […]

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